I luoghi

 

Piazza Filippo Corridoni

Piazza Filippo Corridoni costituisce un importante esempio di architettura Razionalista italiana. Costruita sull’antica Piazza Castello, di cui restano la Chiesa di San Francesco ed alcune case del XV secolo, la sua caratteristica principale è quella di aver creato un ambiente urbano moderno in un tessuto edilizio antico. Il progetto fu opera gratuita dell’architetto Giuseppe Marrani e dell’ingegnere Pirro Francalancia. I concetti predominanti sono aria, luce e razionalità nella distribuzione. La piazza contiene il monumento all’eroe Filippo Corridoni, il palazzo comunale e, sul lato settentrionale, il monumento ai caduti con alla base una fontana di marmo. Per la sistemazione della piazza vennero demoliti alcuni fabbricati privati ivi esistenti, una fortificazione medioevale e la Chiesa di Santa Maria de Jesu. Quindi si procedette ad una livellamento del terreno per correggere le differenze di piano. Il livello del vecchio piano di calpestio è ancora visibile sul fianco sinistro della chiesa di San Francesco, per la quale si dovette costruire una scalinata di raccordo fra l’ingresso principale, rimasto in posizione sopraelevata, e la pavimentazione della piazza. Il Palazzo Comunale funge, poi, da cornice al monumento di Filippo Corridoni. La scultura di Oddo Aliventi misura sette metri d’altezza; dodici con l’aggiunta del basamento. Per realizzarla vennero fusi diversi cannoni requisiti agli austriaci durante la prima guerra mondiale. Nella porzione inferiore è posizionata quella che potrebbe sembrare la carena di una nave, si tratta in realtà della torretta di un sommergibile concepita con funzione di pulpito. Nella parte sottostante del monumento un arengario, composto da sei bassorilievi in bronzo, illustra i momenti salienti della vita di Corridoni: il sindacalismo, l’interventismo, il sacrificio. La piccola Chiesa seicentesca del Suffragio chiude la piazza e testimonia l’originaria conformazione della stessa. Lo scopo della piazza era quello di creare un unico centro ove si doveva svolgere la vita amministrativa, politica e commerciale della città.
   

Sala Consiliare

Il palazzo comunale comprende due piani e un ammezzato. Nel piano terreno, dopo un ampio atrio, a cui si accede dal portico mediante tre ingressi, alla sinistra vi è la sala consiliare, prima chiamata la Sala dell’Impero. Questa è costituita da un soffitto affrescato in modo da riprodurre il Pantheon a Roma e 3 lampadari tondi per l’illuminazione. Sulla parete di fondo è riemerso, per molti anni ricoperto di un pesante strato di intonaco, l’affresco denominato “Noi tireremo diritto”, dell’artista Guglielmo Ciarlantini, raffigurante Mussolini a cavallo, con il drago ai suoi piedi e le aquile che volano in alto a sinistra. All’apice del dipinto sul muro di fondo si trovava appunto la scritta “Noi Tireremo Diritto”.  Si segnala, infine, uscendo dalla Piazza, lasciandosi alle spalle il palazzo comunale, alla destra del monumento, la scritta 1936 fatta con mattoncini rossi che si confondono tra i cubetti di porfido della pavimentazione. Ricordo perenne dell’anno d’inaugurazione.

 

Palazzo Persichetti Ugolini

Il maestoso Palazzo Persichetti-Ugolini, residenza patrizia della famiglia omonima, è compreso nel complesso ex conventuale San Francesco e si erge sul lato sinistro di Piazza del Popolo di fronte all’abside della chiesa. Costruito a più riprese in varie epoche, nel XVIII secolo fu accorpato al complesso ex-conventuale. Tale accorpamento è dimostrato dalla diversa struttura architettonica delle sue parti principali avvertibile chiaramente nel gigantesco portico prospiciente la piazza e nei piani primo e secondo che presentano una tipologia architettonica coerente e tipica dell’800 mentre invece il piano terra e parte del piano primo sono riconducibili ad epoca più remota, XIII e XIV secolo. I Persichetti subentrano nella proprietà del Palazzo a fine ‘800 e rimangono suoi proprietari nella veste della Contessa Persichetti Ugolini Elena Fausta fino al 1998. L’anno dopo la morte della Contessa, nel 1999, il Comune acquista l’immobile. All’interno le sale del piano primo e secondo, coperte in parte a volta con mattoni in foglio ed in parte con canne e gesso, sono interessate da decorazioni a tempera di estrema bellezza ed eleganza, espressione tipica della moda dell’epoca. La maggior parte dei dipinti è riconducibile alla prima metà dell’ottocento e lasciano pensare alla mano di un pittore locale. Il Palazzo è oggi sede della Biblioteca Comunale e della Pinacoteca Civica e Raccolta d’arte sacra.

 

La fornace

La fornace per la produzione di materiale di costruzione, di tipo Hoffmann, venne realizzata  a sud del centro urbano di Pausula nei primi anni del ‘900 sfruttando l’ ottima argilla della sovrastante altura sulla quale sorge il cinquecentesco convento degli “Zoccolanti”.
Il padre di Filippo Corridoni, Enrico (1859-1932), che vi esercitava la funzione di fornaciaio, ne era proprietario unitamente ad altri quattro soci, tra questi alcuni componenti della famiglia Bravetti.
Lo stabilimento, data anche la caratteristica tipologica, per quei tempi innovativa, produceva bene il materiale necessario alla costruzione di case in muratura servendo una ampia zona del circondario anche con un ritorno economico abbastanza soddisfacente.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, cessando la sua attività, fu venduta nel 1941, ai fratelli Fermani di Petriolo che continuarono a produrre laterizi fino agli anni ’70 per essere poi definitivamente dismessa.
Tutto il complesso è stato recentemente demolito per far posto ad un supermercato, è rimasta la sola ciminiera in muratura quale simbolo di archeologia industriale.

 

La casa natale

Lungo la circonvallazione nord, tra le attuali vie Trincea delle Frasche e IV Novembre,  sfruttando, come fondazione, l’ antica cinta muraria della città, si trova la casa in cui il 19 agosto del 1887, nacque  Filippo Corridoni.
La famiglia Corridoni, prima della nascita di Filippo, abitava, come affittuaria, questa casa in via  S.Antonio Abate n° 16 - attuale Trincea delle Frasche – così chiamata per l’esistenza nei pressi, di una chiesetta dedicata a questo santo la cui devozione si è poi trasferita nella vicina chiesa di S.Agostino. Qui oltre al primogenito Filippo, nacquero i fratelli Giuseppe e Ubaldo.
Attraverso la documentazione consultata, non è possibile rilevare fino a quando la famiglia Corridoni abitò questa dimora. Si sa solo, da notizie attinte dai discendenti, che qui rimane pochissimi anni dopo la nascita di Filippo. Si sa per certo che lo zio, frate francescano, anch’ esso di nome Filippo, muore nel 1894 e che, in quell’ anno, la famiglia si era trasferita nell’altra casa di via Porta Romana.
Si tratta di una modestissima costruzione a due piani, oltre il piano terra che si trova ad un livello inferiore rispetto il piano stradale. Essendo realizzata in adiacenza ad altre abitazioni, ha solamente due affacci: il principale sulla via Trincea delle Frasche da cui si accede al n° 29, e l’altro sulla via IV Novembre, che, trovandosi ad un livello più basso di circa tre metri non ne permette l’ accesso.
Vari proprietari si sono succeduti fino agli anni ’60 del novecento. Sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza ai Monumenti delle Marche, salvata dal pericolo di demolizione, è stata acquisita dal Comune di Corridonia nel 1995. Successivamente, attraverso il restauro conservativo ( progetto gratuitamente redatto dal geometra Molini e firmato dall'architetto Campetti) si è intervenuti per il recupero funzionale dell'edificio, i cui lavori sono terminati nel maggio 2006. Oggi la Casa Natale accoglie il Museo dedicato a Filippo Corridoni.

 

La casa in via Corridoni

Come si è detto, con tutta probabilità, negli ultimi anni dell’ ‘800, la famiglia Corridoni si trasferisce in via Porta Romana n° 37 - attuale via Filippo Corridoni - e qui, nel 1903, nasce la ultimogenita Maria.
L’ immobile si trova alla parte opposta rispetto a quella precedentemente abitata, ai limiti del centri urbano murato, esposta completamente a sud-ovest e sovrastante l’ Ospedale S.Salvatore.
Iinizialmente, la famiglia Corridoni la occupa in affitto, concessogli dalla Parrocchia di S.Maria in Pacigliano, proprietaria dell’ immobile, per essere poi acquistata solo nel 1936, dopo la morte di Enrico, al termine di un lungo e contorto contenzioso per diritto enfiteutico.
Questa casa sarà frequentata solo saltuariamente da Filippo che ha già iniziato il suo ben noto percorso di attività di sindacalista nel nord Italia. Le sue dimore saranno piuttosto il carcere e l’ esilio. Qui morirà la cara Mamma Enrichetta il 16 gennaio 1939.
Attualmente di proprietà privata, è stata di recente oggetto di ristrutturazione e di adeguamento al traffico veicolare mediante l’ arretramento della muratura di prospetto sulla via pubblica.
Unica testimonianza corridoniana è la lapide sulla facciata sud con una pregevole scultura del maceratese Giuseppe De Angelis con testo dell’ Avv. Carlo Giuliozzi. La lapide, di proprietà comunale, originariamente era collocato in Piazza del Popolo sulla facciata del Teatro Velluti.