Il Museo

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Congresso Camera del lavoro di Milano, 1906

La Milano di Corridoni
Quando giunge a Milano Corridoni nel 1905, la città lombarda era nel pieno della propria espansione economica e di conseguenza demografica. La città che contava circa mezzo milione di abitanti nel 1901, arrivò in un decennio a superare i 600.000: crescita dovuta principalmente all’impetuosa industrializzazione che provoca l’inurbamento e una crescente immigrazione. Il fenomeno porta allo sviluppo di una classe operaia moderna, collegata alla fabbrica, e al contemporaneo allargamento delle organizzazioni di resistenza, politiche e sindacali. Nell’età giolittiana alla crescita della città corrisponde anche la creazione di una più moderna rete di servizi, dai trasporti tramviari, al gas, all’acqua potabile.  Corridoni amava Milano; lontano, sentiva nostalgia per le sue officine pulsanti di vita, per le enormi folle operaie da plasmare al suo credo sindacalista.  “La rivoluzione non la faranno i contadini – diceva – essa uscirà dalle officine”. Milano gli offriva decine di migliaia di operai: Milano era la folla con la quale amava vivere in comunione di spirito, perché essa lo esaltava, ne sentiva e ne comprendeva tutte le vibrazioni.