Il Museo

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Monumento a Corridoni nell'omonima piazza di Parma

Il Monumento di Parma
“In memoria di Filippo Corridoni, contro i ladri di cadaveri e di glorie… Il monumento che noi volevamo elevargli come simbolo di liberazione, verrà inaugurato dai suoi più odiosi nemici…”: così De Ambris e con lui gli esuli parmensi in Francia del gruppo corridoniano. Il fascismo al potere, siamo nel 1925, imponeva ormai la sua interpretazione della figura dell’Eroe delle Frasche, anche se la memoria continuava ad essere contesa con gli avversari, dai repubblicani, ai sindacalisti, ai comunisti. Così il monumento a Corridoni collocato all’ingresso del sovversivo Oltretorrente, nell’omonima piazza tra le due strade maestre, Via Bixio e Via D’Azeglio, sorge sotto l’egida del dominante fascismo. Il progetto viene affidato all’architetto Mario Monguidi, mentre della parte scultorea si occupa Alessandro Marzaroli. Il bozzetto viene valutato personalmente da Mussolini che lo rimanda con un’entusiastica approvazione: “Questa statua è superba di movimento e d’espressione”.  Essa fornisce infatti l’immagine del Corridoni soldato, animato da un ardore irrefrenabile, irriducibile di fronte all’avversario e pronto all’ultimo sacrificio; al basamento sono affidati i messaggi relativi alla vita dell’eroe sindacalista, vero inno all’anima, la povertà, la fede, l’amore, la vampa.  Questa rappresentazione riassume sia le istanze patriottiche sia l’idea ormai leggendaria dei corridoniani, anche quelli non fascisti, del compagno sindacalista, della sua generosa personalità, della sua indomita volontà d’azione. “Ho voluto sintetizzare, scriveva Monguidi, l’anima, il patimento, l’eroismo di una generazione ed avvicinarmi al sentimento del popolo”.  Mussolini interviene alla posa della prima pietra del monumento il 23 ottobre 1925, nel decennale della morte, mentre Edmondo Rossoni alla sua inaugurazione, il 30 ottobre 1927. In entrambe le occasioni intervengono i famigliari di Filippo.